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La rivoluzione digitale della scuola e il learning design

Come progettare un ambiente di apprendimento ( in presenza, a distanza o misto) che integra le tecnologie digitali.

Si parlerà di apprendimento cooperativo, di apprendimento attivo, di comunità di apprendimento, di costruttivismo sociale e del profilo professionale degli insegnanti che operano in una scuola che usa il digitale.

Vittorio Midoro è uno dei fondatori del settore delle Tecnologie Didattiche in Italia. Dal 1974 fino al 2008 ha operato presso l’Istituto Tecnologie Didattiche del CNR. È stato docente a contratto presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Università di Genova e le università telematiche D’Annunzio, (Chieti/Pescara) e Nettuno (Roma). Ha operato come esperto UNESCO nell’analisi delle politiche di innovazione di sistemi scolastici e ha diretto diversi progetti della Comunità Europea. Nel 1993, ha fondato e diretto, la rivista TD TECNOLOGIE DIDATTICHE (oggi IJET). La sua più recente pubblicazione è La scuola ai tempi del digitale (Francoangeli Edizioni, 2018). Oggi i suoi campi di ricerca riguardano l’apprendimento della lettura in età prescolare e l’impatto della rivoluzione digitale sui sistemi educativi.

Suoni e luci. E scrittura ‘altra’.

Uno dei punti di forza ma anche dei limiti della scuola, per come la conosciamo e pratichiamo, è il verbocentrismo, ossia il valore esclusivo e totalizzante che si riconosce alla parola soprattutto scritta come indiscutibile garanzia di sapere e riflessione. Il digitale apre a codici diversi da quello scritto, sui quali e con i quali si possono fare operazioni anche sofisticate, sotto l’apparenza ludica. Ci proponiamo di giocare con i suoni raccogliendo tramite cellulare delle documentazioni acustiche degli ambienti di vita, interni ed esterni, per poi associarle, sempre tramite cellulare, ad immagini di tipo evocativo. I prodotti dei nostri giochi potranno essere occasioni per sperimentare una sessione di scrittura condivisa.

Roberto Maragliano, attualmente pensionato, ha insegnato materie di ambito pedagogico e didattico, come professore ordinario nelle università di Lecce, Roma Sapienza, Roma Tre. Precedentemente, nelle università di Sassari e Firenze. Ha svolto ampia e costante attività pubblicistica ed editoriale, come autore, direttore di riviste e collane, consulente. Buona parte della sua produzione dal 1973 ad oggi è disponibile nello Scaffale Maragliano, cartella web ad accesso libero. Nell’ultimo decennio ha sperimentato le nuove vie che il digitale ed in particolare il self publishing aprono all’editoria. I più recenti titoli: Editori digitali e scuola (cura), Antonio Tombolini Editore, 2017; Scrivere. Formarsi e formare dentro gli ambienti della comunicazione digitale, Luca Sossella Editore, 2019; Zona franca. Per una scuola inclusiva del digitale, Armando Editore, 2019.

Forma mentre valuti, valuta mentre formi. La valutazione formante in presenza e a distanza.

La valutazione degli apprendimenti conseguiti dagli studenti è un problema? Sì, quando la didattica è basata prevalentemente sulla trasmissione di informazioni. Quando la didattica è cognitivamente attiva e insiste su esperienze guidate proposte agli allievi, ogni momento didattico ha in sé un enorme potenziale valutativo. Ma non solo: ogni momento valutativo ha in sé un enorme potenziale didattico. Proporre una consegna mirata all’allievo e chiedergli di svolgerla a distanza o in presenza, in aula o sul territorio, in modo sincrono o differito, è un ottimo modo per indurlo a mettere in gioco le proprie visioni del mondo, i propri modelli di azione, la propria capacità di riflettere e di apprendere dall’esperienza. E se l’insegnante sa osservare questi momenti, coglierne gli aspetti essenziali, valorizzare le buone pratiche e correggere quelle discutibili, ha una preziosa occasione per formare mentre valuta e valutare mentre forma, integrando sinergicamente i due momenti.
Il modulo è finalizzato a mettere in grado gli insegnanti di progettare un’attività di valutazione formante sulle loro specifiche discipline ed obiettivi di apprendimento. Il modulo è introdotto da un breve video corredato da materiali di approfondimento e prevede la costruzione e la discussione di un’attività costruita dai corsisti.

Roberto Trinchero è Ordinario di Pedagogia Sperimentale presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli studi di Torino. Si occupa di ricerca empirica in educazione, potenziamento cognitivo e progettazione e valutazione di ambienti e processi formativi. Tra le sue recenti pubblicazioni: (con A. Calvani) Dieci falsi miti e dieci regole per insegnare bene (Roma, Carocci, 2019); Costruire e certificare competenze con il curricolo verticale nel primo ciclo (Milano, Rizzoli Education, 2018); Costruire e certificare competenze nel secondo ciclo (Milano, Rizzoli Education, 2018); (con D. Robasto) Strategie per pensare. Attività evidence-based per migliorare la didattica e gli apprendimenti in aula (Milano, FrancoAngeli, 2015); (con D. Felini) Progettare la media education. Dall’idea all’azione, nella scuola e nei servizi educativi (Milano, FrancoAngeli 2015); Costruire, valutare, certificare competenze. Proposte di attività per la scuola (Milano, FrancoAngeli, 2012); Gli Scacchi, un gioco per crescere. Sei anni di sperimentazione nella scuola primaria (Milano, FrancoAngeli, 2012).

Accorciare la distanza, arricchire la presenza. Come progettare e gestire gruppi collaborativi misti

La distanza fisica nei processi di apprendimento è il vero problema della DAD? Sicuramente, se la didattica a distanza è concepita come una mera trasposizione digitale della tradizionale lezione frontale. Tuttavia, questo problema ne evidenzia un altro che riguarda non tanto la DAD quanto la didattica in generale: un insegnamento basato esclusivamente sull’erogazione dei contenuti educativi risulta inefficace a prescindere dal canale di trasmissione. All’opposto una didattica orientata al coinvolgimento degli studenti nei processi di apprendimento attraverso metodi ispirati alle metodiche dell’apprendimento cooperativo e collaborativo risulta non solo migliore sul piano degli apprendimenti, ma anche versante socio-relazionale. Ovviamente, le didattiche della partecipazione e del coinvolgimento non possono essere improvvisate, a maggior ragione se attuate attraverso piattaforme elettroniche e modalità comunicative digitali.

In questo contesto, il modulo è finalizzato a mettere in grado gli insegnanti di progettare attività collaborative tra presenza e distanza, con ricadute positive sia sul versante cognitivo che socio-relazionale. Il modulo è introdotto da un breve video accompagnato da materiali di approfondimento e prevede lo svolgimento di un’attività in piccoli gruppi.

Maria Ranieri è Professore Associato di Didattica generale e Pedagogia speciale presso il Dipartimento di Formazione, Lingue, Intercultura, Letterature e Psicologia dell’Università degli Studi di Firenze. Si occupa di tecnologie della comunicazione e processi formativi. Tra le sue recenti pubblicazioni: Tecnologie per educatori socio-pedagogici (Roma, Carocci, 2020); (con F. Fabbro e A. Nardi) La media education nella scuola multiculturale (Pisa, ETS, 2019); (a cura di) Teoria e pratica delle new media literacies nella scuola (Aracne, 2019); (con A. Calvani e G. Bonaiuti) Fondamenti di didattica (Roma, Carocci, 2017); (con M. Pieri)  Mobile learning (Milano, Unicopli, 2014); (con S. Manca) I social network nell’educazione (Trento, Erickson, 2013); (a cura di) Risorse educative aperte e sperimentazione didattica (Firenze, FUP, 2012); Le insidie dell’ovvio. Tecnologie educative e critica della retorica tecnocentrica (Pisa, ETS, 2011); (con A. Calvani e A. Fini) La competenza digitale nella scuola (Trento, Erickson, 2010). E’ condirettrice delle rivista italiana Media education. Studi, ricerche, buone pratiche (FUP) e della rivista americanaJournal of media literacy education (NAMLE).

Formazione no, formazione sì, formazione come

Fa piacere il dibattito pubblico sulla scuola che si è acceso nelle ultime settimane, sui giornali, in televisione e sul Web; e tuttavia è sconfortante il livello di molti commentatori, che esibiscono linguaggio sciatto, proposte scontate, conoscenza approssimativa della realtà di cui parlano e scrivono. Le opinioni sono tutte legittime, ma le mille funzioni continuamente intestate alla scuola, il tifo pregiudiziale pro o contro la DAD, il rimpianto per contenuti e metodi del bel tempo che fu, chiamano in causa più di un milione di docenti e dirigenti: quanti prescrivono che «la scuola deve (…) la scuola non deve» si rivolgono a loro, trascurando di chiedersi se e come siano stati formati per una funzione tanto importante. All’interno della Summer School Un banco in maschera si propone ai partecipanti una riflessione condivisa sulla formazione degli insegnanti, sul necessario raccordo tra formazione e reclutamento, che faccia da sfondo agli obiettivi che gli organizzatori si propongono.

Saverio Santamaita, professore ordinario f.r. in Storia della pedagogia presso l’Università di Chieti-Pescara, dal 2000 al 2007 è stato direttore della SSIS interateneo «Raffaele Laporta», tra i fondatori nel 2004 dell’Università telematica «Leonardo da Vinci», premio SIPED alla carriera nel 2018. Tra le sue pubblicazioni: Storia della scuola. Dalla scuola al sistema formativo, 2a ed, B. Mondadori, Milano 2010, è in uscita la 3a ed. aggiornata al 2020; in coll. con A. Santoni Rugiu, Il professore nella scuola italiana dall’Ottocento a oggi, Laterza, Roma-Bari 2011; Storia dell’educazione e delle pedagogie, 2a ed., Pearson, Milano 2019. Tra gli altri temi di ricerca, si è occupato con particolare attenzione della prima formazione e della formazione in servizio degli insegnanti, un problema fondamentale non solo per la categoria, ma per l’intera scuola italiana.